Smart Readiness Indicator: cos’è e a cosa serve
La Direttiva Europea Case Green sta progressivamente modificando il concetto di efficienza energetica degli edifici, introducendo la gestione intelligente di impianti, consumi e servizi per l’abitante come criteri di riferimento per la sua valutazione.
Da questo processo nasce lo Smart Readiness Indicator: uno strumento innovativo, comune per tutti i Paesi dell’Unione, per misurare l’intelligenza degli edifici in funzione della loro efficienza energetica e, conseguentemente, del comfort abitativo.
Cos’è lo Smart Readiness Indicator
Oltre un terzo delle emissioni totali di gas serra registrate nell’Unione Europea è da attribuirsi agli edifici. È in questo contesto che ha preso forma la Direttiva EPBD, la cosiddetta Direttiva Europea Case Green, una norma finalizzata a incentivare l’ammodernamento degli edifici, per efficientarli dal punto di vista energetico e dei consumi.
La direttiva Case Green fa leva sull’utilizzo dei più evoluti sistemi di domotica per l’ottimizzazione energetica degli edifici, affinché questi possano trasformarsi da elementi passivi a entità intelligenti, capaci di modulare l’utilizzo di risorse – e quindi i consumi energetici – in funzione delle necessità degli abitanti. L’integrazione della domotica più tradizionale con le più avanzate tecnologie di raccolta e analisi dei dati diventa, quindi, un elemento chiave nella corsa verso la realizzazione di edifici a emissioni zero.
Perché tutto questo possa concretizzarsi, si rende necessario definire un sistema di misurazione comune per tutti gli Stati membri, attraverso il quale poter valutare l’effettivo grado di smartness degli edifici.
Questo sistema è lo Smart Readiness Indicator (SRI): una leva per incentivare l’innovazione tecnologica e l’ammodernamento intelligente del patrimonio edilizio, in prospettiva del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e neutralità climatica entro il 2050.
Come funziona lo Smart Readiness Indicator
Il sistema di valutazione Smart Readiness Indicator (SRI) consente di pesare il grado di intelligenza degli edifici in base a tre fattori fondamentali:
- La capacità dell’edificio di adattare il funzionamento dei propri sistemi alle necessità degli occupanti
- La sua capacità di ottimizzare il proprio consumo energetico
- La flessibilità nel consumo di energia elettrica complessiva dell’edificio e la sua capacità di interazione con la rete elettrica.
Per calcolare l’SRI, l’ente certificatore valuta la capacità dell’edificio di accogliere i sistemi e le tecnologie utili per migliorarne l’efficienza energetica, la connettività e la sostenibilità. Per farlo, sono stati individuati 54 servizi smart, raggruppati in 9 diversi domini, in particolare:
- riscaldamento
- raffrescamento
- acqua calda sanitaria
- sistema di ventilazione
- illuminazione
- copertura dinamica edificio
- elettricità
- sistemi di ricarica veicoli elettrici
- controllo e gestione.
Successivamente, per ognuno dei 54 servizi, viene valutato il livello di funzionalità e il grado di intelligenza, sulla base di 7 criteri fondamentali:
- Risparmio Energetico
- Flessibilità Energetica
- Comfort
- Convenienza
- Benessere e Salute
- Manutenzione
- Informazione per l’utente.
L’aggregazione dei risultati di queste singole analisi restituisce, alla fine, il risultato complessivo della valutazione.
Riassumendo, si può quindi affermare che l’adozione dello Smart Readiness Indicator per gli edifici permette di:
- Promuovere l’innovazione nelle tecnologie smart applicate agli edifici;
- Aumentare la consapevolezza energetica degli occupanti;
- Migliorare l’efficienza energetica generale e le prestazioni degli edifici;
- Contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e sensibilizzare all’uso di energia da fonti rinnovabili.
Gli studi promossi dalla Commissione Europea hanno restituito una stima dei benefici dei quali il settore edilizio potrebbe beneficiare fino al 2050 grazie allo Smart Readiness Indicator. Dalla sua applicazione si potrebbe ottenere un risparmio energetico finale di oltre il 5% entro il 2050, stimolare investimenti fino a un valore di 181 miliardi di euro in 30 anni e ridurre di 32 milioni di tonnellate le emissioni annue di gas serra.
Quando entrerà in vigore lo Smart Readiness Indicator
L’entrata in vigore dello Smart Readiness Indicator è direttamente dipendente da alcuni passaggi di consegne descritti dalla più ampia Direttiva Europea Case Green.
Con l’identificazione dell’SRI come criterio di valutazione dell’intelligenza degli edifici e definita la relativa metodologia per calcolarlo si è compiuto il primo cruciale step.
L’iter prevede che, entro il 30 giugno del 2026, la Commissione Europea presenti al Parlamento Europeo gli esiti di studi e di test effettuati sull’applicazione dello SRI.
Successivamente, entro il 30 giugno 2027, la Commissione, tramite apposito atto, prescrivere l’adozione dello Smart Readiness Indicator come indice di valutazione comune per tutti i Paesi dell’Unione.
SRI: l’importanza dei dati negli Smart Buildings
Con l’applicazione di un sistema valutativo come l’SRI è fondamentale poter disporre dei dati relativi agli edifici necessari per capire lo stato degli stessi e pianificare eventuali interventi preventivi.
A tal proposito, la Direttiva Case Green prevede che proprietari, affittuari o gestori di immobili possano accedere liberamente ai dati relativi alle proprie abitazioni o edifici commerciali. Tali dati devono restituire informazioni relative a:
- Prestazione energetica degli edifici
- Sistemi di automazione e controllo
- Sistemi di riscaldamento
- Sistemi di misurazione
- Punti di ricarica per veicoli elettrici.
Ma in un panorama di questo tipo diventa fondamentale non farsi cogliere impreparati dall’entrata in vigore della Direttiva Case Green.
La capacità di Le Fonti Group di fondere digitalizzazione e transizione energetica, elementi essenziali per l’aggiornamento del patrimonio immobiliare in Italia, lo rende un riferimento fondamentale per chi desidera intraprendere un percorso di efficientamento energetico e smartizzazione per edifici pubblici, residenziali e commerciali.
Scegliere di affidarsi a un General Contractor come Le Fonti Group garantisce non solo una gestione esperta e innovativa dei progetti di ristrutturazione, nel rispetto delle normative europee, ma permette anche di anticipare le scadenze imposte dalla Commissione Europea, evitando così di essere impreparati di fronte agli imminenti requisiti della Direttiva Case Green.
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